La cessione del quinto dello stipendio e della pensione presenta due aspetti che ne facilitano l’accesso da parte di tutti i dipendenti (sia pubblici che statali) e di tutti i pensionati:
Nonostante ciò può succedere che la richiesta della cessione del quinto venga rifiutata.
Le maggiori difficoltà possono riguardare soprattutto i dipendenti privati, mentre per quelli pubblici si possono verificare solo al di fuori dei prestiti pluriennali garantiti e non garantiti Inps ex Inpdap che godono di una procedura alquanto specifica.
La legge del 2005 non ha dato indicazioni a riguardo, per cui gli istituti di credito possono decidere liberamente la dimensione della società, oltre che la veste giuridica, accettata per poter accordare la cessione del quinto. Il numero mediamente accettato è di 16 dipendenti, ma non mancano casi di numeri maggiori o inferiori. Quindi, prima di vedersi rifiutare la richiesta di cessione del quinto, se si lavora in una società o ditta di piccole dimensioni, è meglio informarsi su questo requisito. In questo modo si ha la possibilità di rivolgersi a una banca o finanziaria che ha condizioni meno stringenti.
Può sembrare un’ingiustizia ma una banca o una finanziaria può rifiutarsi di erogare la cessione del quinto dello stipendio a dipendenti di imprese che non mostrino una certa solidità. Anche in questo caso i parametri adottati variano da istituto ad istituto, per cui bisogna informarsi prima su quelli seguiti dall’istituto di credito scelto.
In questi casi può essere molto utile rivolgersi ad un consulente specializzato così da trovare la soluzione migliore.
Ad esempio Unicredit ha strutturato la propria cessione del quinto proprio mettendo al centro la consulenza: richiesta di preventivo online, risposta entro poche ore e appuntamento con un consulente specializzato, senza che ciò sia impegnativo.
La legge del 2005 non fa alcun riferimento alla durata minima dell’anzianità maturata dal dipendente (fissata in precedenza in 4 anni per quelli pubblici dalla normativa originaria), lasciando quindi totale libertà di scelta alla banca erogante la cessione del quinto. Da questo punto di vista c’è una certa disparità, dato che alcune si accontentano di due anni di anzianità, mentre altre alzano anche di molto l’anzianità minima accettabile.
Nella sua formulazione originaria il problema del tfr non sussisteva, ma ci si riferiva alla sola anzianità, dato che la cessione del quinto era disponibile solo per i dipendenti pubblici (per i quali ancora oggi è disponibile comunemente la forma senza Tfr). Con la sua estensione anche ai privati c’è la questione del Tfr. Questo serve come garanzia, per cui nel caso in cui il dipendente abbia ottenuto degli acconti del Tfr potrebbe incontrare dei problemi nell’ottenimento delle somme richieste o anche di somme parziali. Esistono istituti che accettano di erogare cessioni del tipo “no Tfr” rincarando la componente assicurativa.
Anche da questo punto di vista non c’è omogeneità di scelta. Ci sono banche che accettano richieste fino a 88 anni per la cessione del quinto della pensione, altre invece che si fermano sotto la soglia degli 80 anni. Queste limitazioni devono essere riportate nel foglio informativo. Ci possono essere delle limitazioni di età più puntuali per i dipendenti statali, che se non rispettate tagliano fuori dalle possibili agevolazioni legate a finanziamenti con tassi dedicati.
Questi può rifiutarsi nel caso in cui sia già presente una cessione del quinto, a meno che il suo importo non sia inferiore alla quota di un quinto dello stipendio. Quindi il prestito con delega (noto anche come cessione del doppio quinto) può essere rifiutato.
La stretta creditizia che c’è stata negli ultimi anni ha colpito un po’ tutte le tipologie di finanziamento che, essendo operazioni a rischio di insolvenza, non consentono al legislatore di stabilire delle restrizioni pregiudizievoli per l’istituto erogante. Il risultato è stato che alcune banche e finanziarie sono diventate pignole al punto da considerare la reputazione creditizia del richiedente comunque rilevante, anche se di norma la cessione del quinto è una delle poche forma accessibili per protestati e cattivi pagatori.
Si tratta di scelte interne, per cui se una richiesta viene rifiutata per una Crif con segnalazioni da una banca non è assolutamente detto che il rifiuto si ripeterà altrove, scegliendo il successivo interlocutore con attenzione. Ovviamente questo è un caso limite. Se dovesse verificarsi, non ci si deve scoraggiare, ma rivolgersi a Banche con un atteggiamento meno rigido per l’erogazione di una classica cessione del quinto.
Le cessioni del quinto devono essere accompagnate dall’assicurazione obbligatoria, che ha comunque un peso notevole sull’esborso finale del prestito, visto che il premio è unico ed è trattenuto al momento dell’erogazione della somma finanziata. Quindi se si richiede una somma X, si avrà a disposizione la “somma X – il premio assicurativo”.
La componente dell’assicurazione rischi impiego (necessaria solo per i dipendenti) può essere di due tipi:
Dato che il pagamento della parte assicurativa avviene in anticipo, per i premi non goduti il finanziato ha diritto alla restituzione dei relativi pagamenti.
I pensionati ex Inpdap che hanno stipulato una cessione del quinto mentre erano in servizio lavorativo, sono spesso alle prese con un problema sul rinnovo del prestito causato dall’impossibilità di ricevere la comunicazione di quota cedibile.
Tale problematica, che si riscontra sia in caso di richiesta online che presso gli sportelli INPS, è dovuta probabilmente ad un problema di migrazione dei dati da INPDAP a INPS.
Al momento della richiesta della comunicazione di quota cedibile il sistema INPS risponde con il seguente messaggio di errore:
Sono tuttavia diverse le banche e finanziarie che riescono a risolvere il problema e procedere comunque con il nuovo finanziamento.